Costruire un’europa della salute, per superare la vulnerabilità e le dipendenze strategiche
La crisi del Covid-19 ha evidenziato la dipendenza dell’Europa dalle forniture di alcuni farmaci e la leadership degli Stati Uniti nella ricerca per lo sviluppo di nuovi trattamenti. La salute si è quindi imposta come uno dei settori in cui l’Europa deve riconquistare la propria autonomia strategica. Eppure, l’industria farmaceutica europea sembra essere sfuggita all’ondata di deindustrializzazione che ha colpito il continente a partire dagli anni Ottanta: continua infatti a creare posti di lavoro e ha registrato, nell’ultimo ventennio, una crescita costante delle esportazioni. In questa fase critica, è interessante fare il punto sul settore, evidenziando le sfide da affrontare nei prossimi anni, soprattutto in vista dell’ascesa della Cina e dell’India come player di rilievo a livello globale.
Pubblicato il 10 novembre 2023
Juliette Cohen
Strategist di CPRAM
Cifre chiave dell’industria farmaceutica in Europa: occupazione, esportazioni, R&S
— Una vivace dinamica di crescita
Dal 2015, la produzione del settore farmaceutico europeo ha registrato una significativa crescita, con un tasso medio annuo del +8%, mentre la crescita del settore manifatturiero nel suo complesso è stata molto più bassa (1% all’anno). Questo andamento globalmente positivo nasconde tendenze meno favorevoli per alcuni sottosettori o Paesi, come la Francia, dove la crescita media annua è stata solo del 3%. Esportazioni dell’Unione Europea. Le esportazioni nette dell’industria farmaceutica hanno raggiunto 162 Mld€ nel 2022 e sono aumentate costantemente negli ultimi 25 anni. I primi 5 Paesi europei esportatori di farmaci sono l’Irlanda (53 Mld€), la Svizzera (47 Mld€), la Germania (28 Mld€), i Paesi Bassi (14 Mld€) e la Danimarca (16 Mld€). Va inoltre ricordato che il settore è fortemente integrato nelle catene di valore globali e importa anche quantità significative di farmaci e vaccini (98 Mld€ nel 2022), in particolare principi attivi e farmaci generici.
Un settore che crea posti di lavoro
Nel 2022, secondo la Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche (EFPIA)1, il settore impiegava direttamente 840.000 persone, con 125.000 addetti alle attività di ricerca e sviluppo. Si tratta di una percentuale relativamente piccola dell’occupazione industriale europea (29 milioni di posti di lavoro nel 2022), ma riguarda posti di lavoro qualificati. Il comparto genera occupazione anche in altri punti della catena del valore del farmaco, in particolare nella logistica e nella distribuzione. Va inoltre sottolineato il significativo aumento dell’occupazione nel settore negli ultimi 30 anni, in controtendenza rispetto all’industria manifatturiera nel suo complesso.
Un settore a forte esportazione
Il settore è al secondo posto in Europa per le esportazioni, dopo quello dei macchinari e delle attrezzature, con un importo di quasi 260 Mld€ nel 2022, pari all’11% delle esportazioni dell’Unione Europea. Le esportazioni nette dell’industria farmaceutica hanno raggiunto 162 Mld€ nel 2022 e sono aumentate costantemente negli ultimi 25 anni. I primi 5 Paesi europei esportatori di farmaci sono l’Irlanda (53 Mld€), la Svizzera (47 Mld€), la Germania (28 Mld€), i
Paesi Bassi (14 Mld€) e la Danimarca (16 Mld€). Va inoltre ricordato che il settore è fortemente integrato nelle catene di valore globali e importa anche quantità significative di farmaci e vaccini (98 Mld€ nel 2022), in particolare principi attivi e farmaci generici.
L’importanza della ricerca e dello sviluppo
Il settore farmaceutico è uno dei comparti produttivi a più alta intensità di ricerca, con il più elevato rapporto tra investimenti in R&S e fatturato. Tale rapporto è di circa il 10% per la farmaceutica, rispetto a una media del 4% per l’industria nel suo complesso.
Nel 2021, una rassegna di diversi studi2 pubblicati negli ultimi dieci anni aveva stimato che i costi di R&S per lo sviluppo di una nuova molecola erano compresi tra 161 milioni e 4,54 Mld$. I costi per alcuni trattamenti specifici, come i farmaci antitumorali, sono in media ancora più elevati. Il tempo medio necessario per commercializzare una nuova molecola è di 11,5 anni e prevede una serie di fasi per garantire la sicurezza dei farmaci: ricerca esplorativa, studi clinici e poi ricerca clinica, prima di passare alle procedure amministrative precommercializzazione.
L’America settentrionale è da molti anni al 1° posto mondiale della ricerca clinica, mentre l’Europa è scivolata dal 2° al 3° posto nel 2021, a vantaggio dell’Asia. L’entrata in vigore nel 2022 del regolamento EU-CTR sulla ricerca clinica punta a rendere l’Europa più competitiva in questo
settore e a ridurre i requisiti amministrativi.
Un mercato largamente dominato dagli Stati Uniti
Secondo il LEEM3 , il mercato farmaceutico globale ha totalizzato nel 2021 un fatturato di 1.291 Mld$. Il mercato farmaceutico statunitense è ampiamente in testa alla classifica, con il 47,2% delle vendite mondiali, seguito dall’Europa con una quota di mercato del 24,5%, dalla Cina
(9,7%) e dal Giappone (6,6%).
Un altro modo per valutare il predominio degli USA in questo settore è il ranking delle imprese mondiali: 6 delle prime 10 aziende farmaceutiche globali sono infatti statunitensi.
L’ascesa dei Paesi emergenti: India, Cina
Negli ultimi 30 anni, i Paesi emergenti hanno registrato una spettacolare ascesa nell’industria farmaceutica, che ha dato nascita anche a un nuovo termine: “pharmerging”.
Abbiamo assistito ad una delocalizzazione della produzione di prodotti di base, soprattutto in Asia, sia per produrre in Paesi in cui la domanda di farmaci era in rapida crescita, sia per ridurre i costi. L’Europa si è concentrata su prodotti recenti e ad alto margine e su prodotti biotecnologici. Anche la subfornitura si è sviluppata, con l’obiettivo di ridurre i costi di produzione.
La Cina si è concentrata sulla produzione di principi attivi. Le esportazioni cinesi di farmaci hanno superato i 25 Mld$ nel 2022 e sono più che raddoppiate in 10 anni.
L’India è diventata uno dei principali esportatori di prodotti finiti, ma dipende al 70% dall’input cinese. Nel 2022, le esportazioni indiane di medicinali hanno raggiunto i 16 Mld$ e sono aumentate del 60% negli ultimi 10 anni. La frammentazione geografica e industriale della produzione di farmaci accresce il rischio di tensioni o interruzioni lungo la catena del valore. La produzione farmaceutica in Europa dipende dalle forniture esterne di principi attivi e altre materie prime (eccipienti, materiali di confezionamento, rivestimenti, imballaggi, ecc.)
Un rapporto del Senato francese sulla carenza di farmaci 4 stima che circa l’80% dei principi attivi dei farmaci diventati di dominio pubblico sia prodotto in India e in Cina. Negli anni ‘90, l’Europa produceva circa l’80% dei principi attivi utilizzati dall’industria farmaceutica. La Commissione europea ritiene che: “La crescente dipendenza dell’Unione Europea dalle forniture di API (Active Pharmaceutical Ingredients) ha portato a una parziale perdita della capacità di produrre sostanze attive in modo indipendente, con una conseguente, potenziale minaccia per la salute pubblica nei Paesi dell’UE.”
Un rischio crescente di carenza di farmaci
Le carenze sono aumentate notevolmente negli ultimi 5-10 anni e sono diventate molto frequenti5.
Ad esempio, il 100% dei Paesi dell’Unione Europea ha registrato carenze di farmaci nel 2019 e nel 2020. Nel 65% dei Paesi che hanno risposto all’indagine, più di 200 farmaci sono stati classificati come in stato di carenza al momento dello studio e 8 Paesi hanno indicato che nel loro caso si trattava addirittura di oltre 400 farmaci. Queste carenze riguardano principalmente i farmaci più vecchi, con brevetto scaduto e generici. Le frequenze più elevate riguardano gli analgesici, i farmaci antipertensivi, gli antinfettivi e i trattamenti antitumorali. La carenza media dura 137 giorni, ma l’antibiotico Amoxicillina è stato inserito nell’elenco dei farmaci mancanti in Spagna per più di 13 anni...
Anche la regolamentazione dei prezzi dei farmaci, al fine di controllare la spesa sanitaria, ha avuto un impatto sulla disponibilità e sulla localizzazione della produzione dei prodotti. Ad esempio, i prezzi troppo bassi per i prodotti più vecchi e per i farmaci generici possono aver incoraggiato la delocalizzazione della produzione o la precedenza nelle forniture ai mercati con prezzi più alti. Diversi Paesi europei hanno autorizzato aumenti di prezzo su prodotti farmaceutici ritenuti essenziali, per rendere i propri mercati più attraenti per i produttori.
Costruire un’Europa della salute
Nel campo della salute, l’Unione europea interviene solo per sostenere le politiche adottate dagli Stati membri. La scarsità di finanziamenti dedicati a questo settore riflette questa situazione, anche se esso ha beneficiato di un significativo aumento rispetto al periodo pre-Covid-19. I finanziamenti per il programma EU4Health per il periodo 2021-2027 ammontano infatti a 5,1 Mld€, pari allo 0,8% del bilancio totale dell’UE... Il programma mantiene anche un livello di finanziamento molto più basso rispetto ai budget nazionali (10,9% in media).
L’epidemia di Covid-19 ha tuttavia evidenziato la necessità di un coordinamento tra i Paesi europei. La pandemia ha condotto alla nascita di una “Europa della salute”, i cui obiettivi primari sono la gestione delle crisi sanitarie e la fornitura di farmaci.
Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, l’Europa è oggi attiva in tre settori chiave:
- Le politiche di salute pubblica: alcune normative di salute pubblica, in particolare quelle su tabacco, alcol e droghe, si basano su standard europei.
- L’ Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), che gestisce le autorizzazioni all’immissione in commercio dei medicinali, si è vista affidare un maggior ruolo nella prevenzione e nella gestione delle carenze di farmaci. Dopo una prima risposta di emergenza alla crisi della Covid-19, sono state formulate raccomandazioni più strutturali, prima nella Strategia farmaceutica per l’Europa (novembre 2020) e poi nel rapporto sui rischi di carenza di farmaci. Le principali raccomandazioni agli Stati membri includono la stesura di un elenco di farmaci critici per i quali i produttori dovranno accrescere le scorte di sicurezza, l’introduzione di un reporting più accurato sulle carenze e la ricerca di una diversificazione delle forniture di tali farmaci critici. Inoltre, in caso di difficoltà di approvvigionamento, gli scambi tra i vari Paesi dovranno essere facilitati.
- La crisi del Covid-19 ha portato alla creazione dell’HERA (Health Emergency Response and Preparedness Authority), che si occupa della prevenzione delle emergenze sanitarie e della gestione delle vulnerabilità e delle dipendenze strategiche. L’Europa sta per pubblicare un elenco di farmaci e principi attivi ritenuti prioritari, per incoraggiare lo sviluppo di capacità produttive in Europa. Garantire l’approvvigionamento di farmaci appare sempre più come una nuova sfida per la sovranità europea.
Nel 2022, una decina di Paesi europei ha lanciato un IPCEI (importante progetto di interesse comune europeo) che mira a rilocalizzare la produzione di alcuni farmaci in Europa e a sostenere le tecnologie innovative.
In assenza di una risposta forte da parte dell’UE, i 4 principali Stati membri hanno annunciato i propri piani d’azione per promuovere o rilocalizzare la produzione di farmaci in Europa. In Francia, si tratta del piano “innovation santé 2030”, con un budget di 7 Mld€. Per rafforzare le capacità produttive in Francia, sono stati stanziati 800 M€ di fondi pubblici, per un totale di 1,7 Mld€ di investimenti produttivi. Un impianto per la produzione del principio attivo del paracetamolo è attualmente in costruzione e sono stati individuati circa cinquanta farmaci per cui ampliare o rilocalizzare gli impianti.
Nell’aprile 2023, la Commissione europea ha presentato il suo pacchetto farmaceutico, con l’obiettivo di migliorare l’accesso e la disponibilità dei farmaci, combattere la resistenza agli antimicrobici e garantire la competitività del settore. Il pacchetto rafforza il ruolo dell’EMA e semplifica una serie di requisiti amministrativi. Tuttavia, non prevede un budget aggiuntivo per l’innovazione e lo sviluppo della capacità produttiva nell’Unione.
Nel luglio 2023, 22 Stati membri, guidati dal Belgio, hanno chiesto un “Critical Medicines Act (CMA)”, sulla falsariga di quanto è stato fatto per i semiconduttori e le materie prime critiche. I paesi promotori vorrebbero che questa strategia puntasse a 3 obiettivi: invertire la tendenza negativa generale al declino della produzione in Europa di farmaci privi di brevetto, diversificare le supply chain farmaceutiche e garantire un certo grado di “autonomia strategica” per alcuni farmaci critici.
Sebbene sia stata meno penalizzato, rispetto ad altri settori dell’industria europea, dall’ondata di deindustrializzazione degli ultimi 30 anni, il settore farmaceutico deve comunque affrontare una serie di sfide: la concorrenza, i problemi di competitività, la necessità di sviluppare prodotti innovativi, la sicurezza dell’approvvigionamento di farmaci essenziali, l’invecchiamento della popolazione, il controllo della spesa pubblica, ecc.
La crisi del Covid-19 ha dato maggiore evidenza a queste sfide e ha condotto allo sviluppo di una risposta europea, in un settore in cui le politiche pubbliche erano essenzialmente nazionali. Sebbene siano stati compiuti dei progressi, grazie a un migliore coordinamento tra gli Stati, lo stanziamento di maggiori finanziamenti europei resta essenziale, se l’UE intende sviluppare una politica sanitaria ambiziosa.
1. European Federation for Pharmaceutical Industries and Associations
2. How Much Does It Cost to Research and Develop a New Drug? A Systematic Review and Assessment. Michael Schlander, Karla Hernandez-Villafuerte, Chih-Yuan Cheng,
Jorge Mestre-Ferrandiz e Michael Baumann. 2021
3. “Les entreprises du médicament”, organizzazione che rappresenta le aziende farmaceutiche operanti in Francia
4. Pénurie de médicaments : Trouver d’urgence le bon remède - Rapport n° 828 (2022-2023), tomo I, registrato il 4 luglio 2023
5. Risultati dell’indagine PGEU 2020 sulla carenza di farmaci