L'economia circolare, una scelta per la società e le imprese
Pubblicato il 01 febbraio 2021
Fin dal XVIII secolo e dagli albori dell’era industriale, il progresso tecnico si è basato sull’uso illimitato delle risorse naturali. Tuttavia, questa era potrebbe essere giunta al termine. La crisi climatica ha portato a un crescente consenso sulla necessità di cambiare il nostro atteggiamento nei confronti dello sviluppo economico. Disegnando un nuovo approccio al modo in cui i beni sono progettati, prodotti e consumati, l’economia circolare rappresenta sempre di più una vera alternativa.
La natura non produce rifiuti, tutto viene riutilizzato. Tutte le sue risorse sono conservate nel lungo periodo. Ispirata da questo presupposto, l’economia circolare rappresenta una rottura netta con la cosiddetta economia lineare, basata sul modello tradizionale ‘prendere-produrre-consumare-buttare via’. Rémy Le Moigne, CEO di Circular Economy Consultancy Gate C, riassume l’obiettivo di questo modello di produzione e consumo come “condivisione, riutilizzo, riparazione e riciclo di prodotti e materiali esistenti, in modo che mantengano il loro valore per l’economia il più a lungo possibile.” Di fronte all’emergenza climatica e alla crescita della popolazione mondiale, che sta portando ad un sempre maggiore sfruttamento delle risorse della Terra, cambiare il nostro approccio all’economia è certamente una prospettiva interessante. Nel 2014, gli esperti in materia hanno dimostrato che il passaggio ad un’economia circolare porterebbe all’eliminazione di 100 milioni di tonnellate di rifiuti in tutto il mondo in appena cinque anni1. Il consumo di nuovi materiali sarebbe ridotto del 32% entro 15 anni e del 53% entro il 20502.
Le aziende sostengono il cambiamento del modello di business
Dalle grandi alle piccole imprese, molte aziende hanno capito che devono essere parte di questa trasformazione. Nel 2017, 33 aziende di diversi settori dell’economia francese, tutti membri dell’associazione nazionale delle imprese private (AFEP), hanno assunto una serie di impegni a sostegno dell’economia circolare. La Fnac, uno dei maggiori rivenditori francesi di elettronica, ha creato un nuovo logo che indica l’impatto ambientale dei suoi televisori, tablet, PC e smartphone, mentre L’Oréal ha annunciato che avrebbe smesso di produrre prodotti che contengono PVC. Il Gruppo Michelin ha esteso la vita utile dei suoi pneumatici, come mezzo per combattere la loro obsolescenza. Raccomandando un cambio gomme dopo 1,6 mm di usura, l’azienda è stata in grado di evitare l’uso di 100 milioni di pneumatici all’anno, riducendo così le emissioni di CO2 di 6,6 milioni di tonnellate in Europa3.
Ci sono innumerevoli start-up che investono in soluzioni innovative. Il movimento verso un’economia di condivisione, in particolare, sta crescendo in termini di slancio ogni anno. Alcuni modelli di business in Francia possono comportare la condivisione di beni, come Mutum, o servizi, come Sharevoisin, o anche competenze, come Les Talents d’Alphonse. Tali offerte potrebbero coinvolgere iniziative commerciali (ad esempio, Allovoisins) o potrebbero riguardare l’utilizzo gratuito (ad esempio la piattaforma di Mutum).
Anche i legislatori in Francia e nell’Unione Europea sono favorevoli al cambiamento, con l’adozione da parte dell’UE di un primo piano d’azione per l’economia circolare nel 20154, seguito da un secondo piano d’azione nel 2020. Tali piani hanno evidenziato i benefici economici attesi – con un aumento del PIL dello 0,5% in tutta l’UE ogni anno e la creazione di 700.000 posti di lavoro entro il 20305. In Francia, una legge del 2015 sulla transizione energetica per la crescita verde (LTECV), insieme alla legislazione del 2020 contro i rifiuti e a favore dell’economia circolare, ha fornito una serie di misure per incoraggiare le ‘best practice’.
Per François-Michel Lambert, direttore dell’Istituto nazionale francese per l’economia circolare e legislatore del decimo distretto delle Bouches du Rhône: “È essenziale avere un impulso legislativo, perché le aziende fanno progressi quando si tratta di politica. Purtroppo, il dibattito di oggi è troppo spesso limitato alla sola questione del riciclo, quando in realtà il vero problema è l’efficienza.”
Vantaggi economici, standardizzazione e utilizzo
Mentre la legislazione e le azioni di alcune aziende hanno portato ad alcuni importanti progressi, questi risultati sono ancora insufficienti rispetto alla portata della sfida. Mentre gli specialisti discutono la migliore strategia da adottare, c’è almeno un punto su cui tutti sono d’accordo: l’ostacolo più grande è quello culturale. È necessario un profondo cambiamento, in particolare tra i principali attori industriali: l’industria delle costruzioni in Francia produce 230 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno – cinque volte la quantità dei rifiuti domestici6. “L’approccio che funziona meglio è quello di mostrare (loro) i benefici aziendali di un’economia circolare”, sottolinea Rémy Le Moigne. “Un direttore acquisti deve sapere che l’adozione di strategie circolari ridurrà i costi, riducendo al contempo l’impronta ambientale della propria azienda.” Come specialista in materia, ritiene che la crisi del Covid-19 potrebbe contribuire a sensibilizzare il pubblico sulla questione. “In determinati paesi, i direttori di alcuni ospedali hanno dichiarato che avrebbero ripristinato i loro vecchi respiratori e hanno raggiunto ottimi risultati. L’economia circolare ha dimostrato di essere un’economia molto resiliente – e talvolta più efficiente.”
Oltre ad ottenere il sostegno di aziende e legislatori, tuttavia, vi è anche la necessità di stabilire con chiarezza quali siano gli standard dell’economia circolare. “Uno dei motivi principali per cui si utilizza così poca plastica riciclata è perché è difficile valutarne la qualità”, spiega Rémy Le Moigne. Allo stesso modo, mentre c’è un grande mercato per l’arredamento da ufficio restaurato in condizioni come nuove, è ancora solo agli albori in Francia. Il motivo è ancora una volta legato alla mancanza di norme – la garanzia che sia stato applicato un rigoroso processo di controllo della qualità. Per uniformare l’economia circolare, i sistemi di ‘label’ che certificano la qualità ecologica gestiti da privati, come Longtime (sulla durata dei beni di consumo) avranno un ruolo importante da svolgere. “Queste ‘label’ sono in grado di fare la differenza, mettendo in risalto il valore aggiunto”, commenta François-Michel Lambert. “Nel mondo degli affari odierno, permettono alle aziende di raggiungere i margini di cui hanno bisogno per coprire il costo dell’utilizzo di prodotti di qualità, realizzare le migliori pratiche, ecc.”
François-Michel Lambert è tra coloro che vogliono andare ancora oltre e che chiedono una transizione verso un’economia della funzionalità. “È essenziale passare dall’acquisto all’utilizzo. Non più possedere prodotti, ma pagare per usarli, il che significa fare un uso migliore delle stesse risorse.” Anche in questo caso, la consapevolezza e la volontà di cambiamento della società civile saranno essenziali, in particolare quando si tratterà di incoraggiare ulteriormente gli imprenditori a sviluppare soluzioni innovative per il mondo di domani.
Sources:
1. “Verso l’economia circolare: Accelerare la scalabilità attraverso le catene di approvvigionamento globali.” World Economic Forum report, gennaio 2014.
2. “Crescita dall’interno: economia circolare per un’Europa competitiva.” Report di Ellen MacArthur Foundation e McKinsey Center for Business and Environment for the Foundation for Environmental Economics and Sustainability, giugno 2015.
3. https://www.novethic.fr/actualite/environnement/economie-circulaire/isr-rse/10-exemples-qui-prouvent-que-les-entreprises-sont-entrees-dans-la-boucle-de-l-economie-circulaire-146566.html
4. “Chiusura del ciclo – Un piano d’azione dell’UE per l’economia circolare.” Commissione Europea (2015).
5. https://ec.europa.eu/jrc/communities/en/community/city-science-initiative/document/circular-economy-action-plan-cleaner-and-more-competitive
6. https://www.statistiques.developpement-durable.gouv.fr/sites/default/files/2018-10/datalab-essentiel-96-btp-mars2017-b.pdf