Puntare sull'energia decarbonizzata per sostenere la crescita
Fa bene al pianeta o all’economia? È diventata una domanda ricorrente, mentre oltre 110 paesi, dall’Unione europea al Giappone, si sono impegnati a raggiungere l’obiettivo delle emissioni nette pari a zero entro il 2050. Dietro a questa alternativa c’è un presupposto: la necessità di scegliere tra crescita e soluzioni sostenibili. La realtà può essere invece molto diversa. Recenti ricerche dimostrano che puntare sull’energia decarbonizzata si sta dimostrando uno strumento efficace per alcuni paesi – la cui economia non si basa sui combustibili fossili – per stimolare la crescita. Le opportunità economiche sono enormi. Non resta che mettere le aziende nelle condizioni di coglierle.
Pubblicato il 09 giugno 2021
Nell’esortare il settore energetico a raggiungere emissioni nette pari a zero, l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) riconosce che si tratta di un obiettivo fondamentale1 che comporta enormi sfide. Il settore energetico è attualmente responsabile di oltre il 75% delle emissioni di gas a effetto serra2. La domanda di energia primaria è aumentata del 60% negli ultimi 30 anni e potrebbe raddoppiare entro il 20503.
Energia: un’area strategica (ancora) caratterizzata da uno status quo
Il raggiungimento degli obiettivi ambientali presuppone quindi importanti cambiamenti in un settore particolarmente sensibile. L’energia resta una sfida altamente strategica che si intreccia con questioni chiave come la sicurezza energetica, la limitazione delle importazioni e i benefici legati alle esportazioni. “Molti paesi considerano lo sviluppo del loro settore energetico principalmente come un rafforzamento della loro sicurezza energetica. Intendono anche essere più resilienti di fronte alle tensioni geopolitiche e alle fluttuazioni del mercato, in particolare quando si tratta di petrolio e di gas”, dichiara Cécile Seguineaud, direttrice del programma per l’energia di New Global Perspectives e specialista nell’ambito delle dimensioni politiche, tecnologiche ed economiche della transizione energetica. Finora, quando si parla di energia si intende principalmente combustibili fossili. Nonostante la crescita delle fonti rinnovabili come l’energia eolica e solare, il mix energetico globale non ha visto cambiamenti strutturali significativi da tre decenni. “I combustibili fossili sono ancora predominanti, con un uso vincolato del petrolio nei trasporti, del carbone e del petrolio nell’industria e dei combustibili fossili nella produzione di energia”, spiega Seguineaud.
Il potenziale economico potrebbe essere il punto di svolta?
Ma siamo stati colpiti da una pandemia globale e i segnali di un cambiamento del paradigma stanno aumentando. Sembra esserci un crescente consenso sul fatto che, per rispondere a una crisi di dimensioni senza precedenti, le questioni ambientali devono essere non solo considerate, ma dovranno assumere un ruolo di grande rilievo. Come il piano infrastrutturale da 2.000 miliardi di dollari messo in atto dall’amministrazione Biden, i programmi di stimolo di molti paesi in tutto il mondo includono una forte componente ambientale.
In questo contento di ripartenza, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha mostrato, in una nota dello scorso marzo, come investire in energia pulita contribuisca al rilancio delle economie nel lungo periodo. Gli autori hanno esaminato gli investimenti ‘green’ e quelli non ecocompatibili legati all’energia e allo sfruttamento del suolo, vale a dire le due principali fonti di emissioni di gas a effetto serra, in vari paesi e in diversi decenni. L’obiettivo era quello di misurare, per ogni dollaro investito, quanto il PIL fosse aumentato negli anni successivi. Conclusione? Gli investimenti in progetti rispettosi dell’ambiente hanno avuto un impatto economico di gran lunga maggiore rispetto agli investimenti non ecocompatibili.
Puntare sulle energie decarbonizzate contribuirà a rilanciare tre sfide decisive: occupazione, competitività e innovazione. Ma Cécile Seguineaud avverte che per raggiungere l’obiettivo di una transizione efficace, è importante non concentrarsi unicamente sullo sviluppo della produzione di energie decarbonizzate: “È fondamentale adottare un approccio sistemico integrando l’efficienza energetica, le infrastrutture a basse emissioni di carbonio, le reti elettriche e l’economia circolare. Il FMI sottolinea l’importanza di una transizione giusta, che tra le altre cose comporta il sostegno ai lavoratori nella fase di transizione dai combustibili fossili alle energie a basse emissioni di carbonio.” La relazione dell’AIE sulla realizzazione di una ripresa sostenibile5 sottolinea che l’edilizia, l’industria e il settore del fotovoltaico sono le aree in cui l’efficienza energetica crea il maggior numero di posti di lavoro rispetto agli investimenti realizzati, ossia tra i 10 e i 15 posti di lavoro per milione di dollari investiti, vale a dire da due a tre volte in più rispetto al numero di posti di lavoro creati dai combustibili fossili.
Inventiva e investimenti, ma anche cooperazione
Le prospettive del settore energetico nei prossimi anni e decenni sono quindi colossali. La realizzazione di una rivoluzione industriale a basse emissioni di carbonio comporterà in primo luogo il superamento delle sfide tecnologiche. Alcune innovazioni chiave in settori come l’immagazzinamento di energia o l’idrogeno, ad esempio, non sono ancora disponibili su vasta scala commerciale. “L’AIE ha stimato che per raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2070 nel settore energetico, il 75% delle riduzioni delle emissioni nel settore industriale dovrebbe provenire da tecnologie non ancora disponibili sul mercato” osserva Cécile Seguineaud.
Come sottolinea Bill Gates nel suo ultimo libro7, gli sforzi innovativi devono concentrarsi sulle tecnologie rivoluzionarie che saranno adottate dall’industria e dalle persone. Tra queste, si può citare l’esempio degli impianti integrati di cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio (CCUS), che sicuramente avranno un ruolo cruciale nel raggiungimento delle emissioni nette pari a zero, catturando il carbonio dai gas di combustione o direttamente dall’atmosfera per poi stoccarlo sottoterra o riutilizzarlo.
Nonostante le prospettive economiche, le imprese non potranno agire da sole. È necessario stabilire politiche chiare, a lungo termine, per dare fiducia ai diversi attori e agli investitori in tutti i settori a basse emissioni di carbonio. Ciò richiede lo sviluppo di una visione integrata e pianificata che includa le infrastrutture associate, con la creazione di cluster industriali, sostenuti a monte da meccanismi di supporto agli investimenti e da politiche di sostegno alla domanda. “Una chiave di volta sarà creare una stretta collaborazione tra tutte le parti interessate, governi, settore privato, investitori e responsabili locali, attraverso joint venture e altre partnership pubblico-privato, per assicurarsi che i rischi di investimento e innovazione siano condivisi”, sottolinea Seguineaud. In tal modo, anche i benefici saranno condivisi, facendo bene al pianeta e all’economia.
- https://www.iea.org/reports
- https://www.lemonde.fr/energies/article/2021/05/18/l-agence-internationale-de-l-energie-appelle-a-ne-plus-investir-dans-de-nouvelles-installations-petrolieres-ou-gazieres_6080549_1653054.html
- https://www.connaissancedesenergies.org/sites/default/files/pdf-actualites/ieo2019%20%281%29.pdf
- https://www.imf.org
- https://www.iea.org/reports/sustainable-recovery
- https://www.iea.org/reports/energy-technology-perspectives-2020
- « Climat : comment éviter un désastre ? », Flammarion, 2021