Salvaguardare la biodiversità: una sfida globale che richiede un impegno condiviso
Dagli anni Settanta è in atto un drammatico declino della fauna selvatica, ridottasi del 68%1. Il 30% delle specie viventi rischia l’estinzione2. Sono dati che illustrano la rapidità e l’ampiezza dell’erosione della biodiversità. Nascono da molteplici cause ma, al contempo, dimostrano una reale presa di coscienza dell’ampiezza dei cambiamenti in corso e delle loro conseguenze ambientali, sociali ed economiche. Per contrastare questo fenomeno, è necessario un impegno concreto e condiviso da parte di tutti gli attori, sia pubblici che privati.
Pubblicato il 22 maggio 2024
Nel settembre del 2023, un’analisi ha confermato il superamento del sesto limite planetario3. Introdotto nel 2009 dal Stockholm Resilience Centre, il concetto di limiti planetari identifica i confini critici da non oltrepassare per preservare le condizioni di vita sulla Terra4.
La biodiversità, elemento chiave dei nostri ecosistemi
Tra questi limiti, l’erosione della biodiversità rappresenta una minaccia particolarmente grave per la sopravvivenza umana. La sua stretta interconnessione con la nostra esistenza è evidente in diversi ambiti: circa il 75% delle colture mondiali di frutta e cereali per l’alimentazione umana dipende, almeno in parte, dagli impollinatori5 e il 17% del consumo di proteine animali proviene dai pesci6. In tutt’altro ambito, l’11% dei farmaci considerati essenziali dall’Organizzazione Mondiale della Sanità proviene direttamente dalle piante da fiore. La perdita di biodiversità minaccia direttamente le nostre capacità di produzione e innovazione in materia di medicinali, dato che la grande maggioranza dei trattamenti ha origine naturale.
La biodiversità svolge inoltre un ruolo centrale nell’equilibrio ambientale. «La biodiversità è fondamentale per preservare il ciclo del carbone e il ciclo dell’acqua», ha sottolineato Johan Rockström, direttore dell’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico7. «La sfida più grande che dobbiamo affrontare oggi è la crisi climatica e la crisi della biodiversità.8 »
Gli oceani producono infatti il 50% dell’ossigeno che utilizziamo, assorbono il 25% delle nostre emissioni di CO2 e catturano il 90% del calore in eccesso generato da queste emissioni9. Sia terrestre che marina, la biodiversità è fondamentale per le attività umane. Come ricorda l’ONU: «Le barriere coralline sono tra gli ecosistemi più preziosi del nostro pianeta sia dal punto di vista ecologico che economico. Pur coprendo meno dello 0,1% dell’oceano mondiale, ospitano oltre il 25% della biodiversità marina e forniscono protezione costiera a un miliardo di persone, oltre a offrire risorse per la pesca, lo sviluppo di farmaci, il turismo e le attività ricreative.»10
Les activités humaines face à la biodiversité
L’erosione della biodiversità sta avvenendo ad un ritmo allarmante e in accelerazione. Le cause principali, strettamente legate alle attività umane, sono11 :
- La distruzione dell’habitat, che riduce o frammenta lo spazio e le risorse di cui gli ecosistemi hanno bisogno per svilupparsi.
- La distruzione dell’habitat, che riduce o frammenta lo spazio e le risorse di cui gli ecosistemi hanno bisogno per svilupparsi.
- Il cambiamento climatico, che influenza la capacità delle specie di sopravvivere.
- L’inquinamento, nelle sue diverse forme, che comporta la perdita di specie e compromette gli ecosistemi.
- Le specie invasive, che minacciano le specie indigene, ad esempio attraverso la competizione alimentare o la propagazione di malattie12. Il fenomeno è accentuato dalle attività umane, come la proliferazione dei trasporti di merci.
L’intreccio dei fattori che causano la perdita di biodiversità
La distruzione dell’habitat, spesso legata al sovrasfruttamento delle risorse, gioca un ruolo fondamentale. Le immagini della distruzione della foresta amazzonica illustrano un fenomeno di grande portata: quello della deforestazione. Dagli anni ’90, infatti, 94 milioni di ettari di foreste (equivalenti al 2,4% delle aree boschive) sono scomparsi a livello globale. Tale perdita è principalmente legata alla conversione in terreni agricoli, ma anche all’estrazione mineraria e al disboscamento13. Eppure, le foreste sono veri e propri scrigni di biodiversità: la foresta amazzonica, da sola, ospiterebbe un terzo delle specie del pianeta14.
Questo esempio illustra le interconnessioni tra i diversi fattori che causano la perdita di biodiversità. La popolazione mondiale è triplicata dalla metà del XX secolo. Parallelamente, l’evoluzione degli stili di vita ha portato a un aumento del fabbisogno di risorse. Ogni anno, l’ONG Global Footprint Network calcola anche il “giorno del sovrasfruttamento della Terra” (“Earth Overshoot Day”), cioè il giorno in cui la popolazione mondiale ha consumato più risorse di quante la Terra riesce a fornire in un anno. Nel 2023, questo giorno è caduto il 23 agosto. All’inizio degli anni ‘70 cadeva alla fine di dicembre e all’inizio degli anni ’90 cadeva a ottobre15.
Il sovrasfruttamento delle risorse alimenta la distruzione degli habitat naturali. Questa distruzione ha un impatto diretto sul cambiamento climatico, alterando il ciclo del carbonio e dell’acqua, oltre che sull’inquinamento. Inoltre, lo squilibrio provocato da questi fenomeni favorisce la proliferazione di specie animali e vegetali invasive.
Invertire il processo
Di fronte all’ampiezza del fenomeno, la risposta assume tratti strutturali e non è più appannaggio esclusivo delle associazioni ambientaliste. Il settore privato ha preso coscienza delle implicazioni economiche mondiali della perdita di biodiversità che, secondo stime, costerebbe già oltre 5.000 miliardi di dollari all’anno16.
Uno dei modi per contrastare la perdita di biodiversità consiste nel “rinselvatichimento”, un approccio che non si limita a preservare e mira a invertire il declino della biodiversità “ripristinando su larga scala gli ecosistemi per permettere alla natura di autorigenerarsi”17. Il rinselvatichimento avviene attraverso la reintroduzione di specie animali o vegetali in aree da cui erano scomparse, oppure tramite la sospensione delle attività umane in un territorio delimitato.
Le iniziative di questo genere guadagnano popolarità. L’Unione europea ne ha fatto uno dei pilastri del suo Green Deal, mentre il Regno Unito sta moltiplicando i progetti di questo tipo. Un esempio emblematico è il piano norvegese del 2023 per rinaturalizzare parte dell’arcipelago artico delle Svalbard dopo oltre un secolo di sfruttamento minerario. I progetti riguardano il recupero di ecosistemi funzionanti e associano la reintroduzione di specie animali e vegetali endogene, programmi di formazione a pratiche più rispettose dell’agricoltura e dell’allevamento o alla conservazione delle risorse naturali. Oltre a questo aspetto ecologico e ambientale, la maggior parte di questi programmi include anche una componente economica attraverso lo sviluppo di iniziative di turismo “responsabile” o il sostegno a piccoli agricoltori.
Queste iniziative propongono una nuova visione in cui le attività umane e la preservazione della biodiversità non sono più antagoniste, ma si sostengono a vicenda.
- https://www.worldwildlife.org/press-releases/68-average-decline-in-species-population-sizes-since-1970-says-new-wwf-report
- https://www.iucnredlist.org
- https://www.science.org/doi/10.1126/sciadv.adh2458
- ttps://www.stockholmresilience.org/research/planetary-boundaries.html
- https://www.fao.org/3/cc5759en/cc5759en.pdf
- https://www.fao.org/3/cc0461en/cc0461en.pdf
- https://www.science.org/doi/10.1126/sciadv.adh2458
- https://www.ft.com/content/f7d26594-a80c-4431-97bb-b90ad2b0eb92
- https://www.un.org/en/climatechange/science/climate-issues/ocean
- https://www.un.org/en/climatechange/science/climate-issues/ocean
- https://www.ipbes.net/news/Media-Release-Global-Assessment
- https://www.eea.europa.eu/publications/the-benefits-to-biodiversity
- https://wwf.panda.org
- https://www.unep.org
- https://www.overshootday.org/newsroom/past-earth-overshoot-days/
- https://web-assets.bcg.com
- https://www.rewildingbritain.org.uk